Cammino Balteo: a piedi alla scoperta della Valle d’Aosta

Il mio Cammino Balteo

Dall’8 al 14 maggio 2022 ho percorso un tratto del Cammino Balteo, un itinerario escursionistico di media montagna in Valle d’Aosta. 
Un percorso ad anello con partenza e arrivo ad Aosta, che si estende a est fino a Morgex ai piedi del Monte Bianco.

Mappa del percorso

Questo è il racconto un viaggio attraverso l’ambiente naturale montano, tra boschi, pascoli e vigneti, alla scoperta di un territorio ricco di testimonianze storiche e culturali.

Il cammino è lungo complessivamente 140 km e ha un dislivello positivo di oltre 7.000 m; ho diviso il percorso in sette tappe e con soste nei paesi di Vetan, La Salle, Avise, Introd, Villeneuve e Aymavilles.

L’attrezzatura per il cammino

Ho preparato con attenzione la lista dell’attrezzatura per la mia settimana di cammino, per riuscire ad avere con me tutto il necessario ma allo stesso tempo contenere il peso dello zaino.

Porterò con me tutto il materiale e l’attrezzatura in questo vecchissimo zaino (del 1995) che è stato il mio primo zaino “da avventura” e mi ha accompagnato in Irlanda, Tanzania, Islanda, Norvegia, Israele…

Per la preparazione dei percorsi, ho usato https://gpx.studio e ho caricato la traccia GPX sull’app https://phonemaps.eu

Giorno 0: Aosta

Il mio cammino Balteo è cominciato oggi, con la “tappa 0“: con la mia famiglia siamo venuti a visitare Aosta, in particolare i reperti archeologici romani (il teatro, il Foro, il Criptoportico, L’arco d’Augusto, la Porta Pretoria…).

Questa gita è stata una bella occasione per conoscere questo aspetto storico della Valle d’Aosta, che conoscevamo soltanto per le montagne, per passare una giornata insieme prima di stare lontani per una settimana e… per farmi dare un passaggio! 😅

Teatro Romano ad Aosta

A fine giornata, mentre le ragazze rientravano a casa, io mi sono fermato a dormire a Gignod, una frazione a pochi chilometri da Aosta, abbastanza vicino al punto in cui domattina agganceró il percorso del cammino Balteo.

Ho alloggiato al B&B Les Fleurs, una bella casa in pietra, posizionata sulla strada che sale al passo Gran San Bernardo.

B&B Les Fleurs a Gignod

Domattina inizierà davvero il mio cammino, con la prima tappa, che sarà anche la più impegnativa…

Spero che il meteo sia clemente: oggi pomeriggio ha piovigginato e anche per domani è prevista un po’ di pioggia… Mentre da lunedì dovrebbe mettersi al bello. Sono attrezzato per la pioggia, ma preferirei non passare ore all’umido! 

Giorno 1: da Aosta a Vetan

Il mio viaggio è iniziato oggi, forse con la tappa più impegnativa: non tanto per la lunghezza (19 km) o per la durata (5 ore e 20 minuti), ma per il dislivello di quasi 1500m!

Sono partito alle 8:00 da Gignod, a 800m di quota e per agganciare il tracciato del Cammino Balteo sono salito di circa 200m fino al villaggio di Arpuilles. 

Attraverso campi coltivati e piccole frazioni, il sentiero subito riascende a fondovalle, fino a quota 600m. 

Questo mi preoccupa un po’, perché so che la mia meta è a quota 1800m, quindi nel resto del percorso dovrò affrontare un bel dislivello!

Infatti dopo circa due ore di cammino inizio la salita, che progressivamente mi fa attraversare diversi ambienti: dai campi di bassa quota passo a una bellissima pineta, profumata di resina. 

Di tanto in tanto di aprono degli scorci panoramici sul fondovalle, ormai sempre più lontano.

Dai 1200m di quota non incontro più villaggi se non poche case isolate, e provo un gran senso di pace.

Anche grazie alle piogge dei giorni scorsi, ci sono molti torrenti ricchi d’acqua e piccole cascate.

Intorno alle 12:00, dopo circa 4 ore di cammino, mi fermo vicino a un allevamento di capre per pranzare con i panini al formaggio che il gestore del B&B di Gignod mi ha preparato stamattina. 

Dopo una breve pausa riparto, e l’ambiente cambia di nuovo: intorno ai 1600m finisce la pineta e si aprono ampi pascoli, proprio alla base delle pareti più ripide che portano fino alla vetta di quasi 3000m che sovrasta Vetan.

Mentre le nuvole diventano nere e minacciose, con un ultima salita raggiungo finalmente la mia meta: l’hotel Notre Maison, a 1770m di quota.

Durante queste 5 ore e mezza di cammino sono stato molto bene, e l’ampio dislivello di quasi 1500m non mi è pesato. 

L’aspetto più bello di questa tappa è stata la possibilità di percorrere tre diversi ambienti naturali, che cambiavano con la quota.

Adesso è importante riposare bene e ricaricare le forze per la tappa di domani, che mi porterà fino a La Salle. 

PartenzaGignod (988 m)
ArrivoVetan (1772 m)
Dislivello+1488 m -525 m
Lunghezza19,38 km
Tempo5 ore 20 min

Giorno 2: da Vetan a La Salle

La seconda tappa del mio cammino riparte da Vetan sotto un cielo un po’ velato.

Per i primi 5 chilometri percorro i pascoli di alta quota, intorno ai 1800-1900 m, con un‘affascinante vista sulle vette innevate sull’altro versante della Valle.

Pascoli sopra Vetan

Poi entro in una folta e umida pineta che, mantenendosi in quota, mi porta fino al laghetto di Joux. 

Laghetto di Joux

Da qui inizia una discesa che mi porta a 1400 m di quota attraverso gruppi di antiche casette ora semi abbandonate.

Durante la discesa l’ambiente cambia, e le conifere lasciano spazio a giovani betulle e prati fioriti.

Una volta terminata la discesa, incontro un tratto pianeggiante che costeggia un ingegnoso canale di irrigazione, scavato nel terreno e sotto le rocce, con diverse canalizzazioni verticali e piccole cascate artificiali per superare i risalti di roccia.

Canale di irrigazione a Vedun

Seguo con piacere e curiosità questo canale fino ad arrivare alla frazione di Vedun.

Qui incontro un solo abitante, un vecchietto alto e magro con cui scambio quattro chiacchiere e mi consiglia di seguire, una volta lasciato il paese, la salita per Charvaz.

Salendo di altri 300 m torno ad attraversare una bella pineta che si apre a sinistra con una vista panoramica sul fondovalle. 

Questo tratto di sentiero è affascinante ma un po’ meno agevole, perché il fondo è fatto di rocce irregolari.

Sentiero per Charvaz 

Dal borgo di Charvaz, con le sue antiche case di pietra, inizia la facile discesa fino a La Salle, a fondovalle, che è la mia destinazione di oggi.

Attraverso l’elegante cittadina e raggiungo il mio alloggio, un Bed & Breakfast appena fuori dal paese.

PartenzaVetan (1770 m)
ArrivoLa Salle (920 m)
Dislivello+680 m -1550 m
Lunghezza19,5 km

Giorno 3: da La Salle a Leverogne

La terza tappa del mio Cammino Balteo riparte oggi da La Salle e prosegue attraverso un fresco bosco a mezza costa, seguendo il tracciato di un antico Ru, i canali di irrigazione valdostani; il Monte Bianco è sempre in vista in fondo alla valle. 

Qui il territorio è ampio e soleggiato, e per questo motivo è ricco di vigneti, che in questa stagione si stanno risvegliando dell’inverno: in quasi tutti i vigneti osservo i coltivatori all’opera.

A Morgex raggiungo il “giro di boa” del mio percorso: in paese visito la chiesta di S. Maria Assunta che ospita il fonte battesimale più antico della Valle D’Aosta, risalente al V secolo.

Nelle vicinanze del ponte pedonale che attraversa la Dora Baltea, nell’area della vecchia stazione ferroviaria dismessa, scopro il Parco della Lettura, un sorprendente parco a tema per avvicinare i bambini (e non solo) alla lettura.

A questo punto passo al versante sud, più ombreggiato,e osservo che, anche se a fondovalle, il percorso attraversa una folta e fresca pineta.

Questa parte del percorso costeggia e a tratti sfiora la Dora Baltea; all’improvviso appare la cascata di Lenteney, altissima e spettacolare, che con diversi salti si tuffa direttamente nella Dora.

Poco dopo la cascata raggiungo il borgo di Derby: un gioiello di casette in pietra splendidamente restaurate. 

L’ultimo tratto della tappa di oggi mi porta fino alla mia destinazione scorrendo il bosco a pochi metri dal fiume.

L’ultima perla di oggi è la vista del borgo di Avise, con la sua torre di pietra.

PartenzaLa Salle (1001 m)
ArrivoLeverogne (777 m)
Dislivello+572m -821 m
Lunghezza23,8 km
Tempo5 ore 14 minuti

Giorno 4: da Leverogne a Introd

Alla partenza della tappa di oggi visito i paesi di Leverogne e Arvier, due bei borghi medievali a fondovalle, direttamente sulla Dora.

Ad Arvier ho trovato molto interessante il rudere di Chateau La Mothe, posizionato su un colle che sovrasta il paese.

Chateau La Mothe

Da qui il mio sguardo spazia sul versante opposto della valle, dove si estendono i soleggiati vigneti del Enfer d’Arvier. 

Alle spalle dei vigneti c’è una ripida parete rocciosa, sulla cui sommità su affaccia la Chiesa di St. Nicolas.

I vigneti del Enfer d’Arvier

Il mio cammino riparte in salita, attraverso un bel bosco fino al villaggio di Grand Haury, completamente ristrutturato dopo un incendio negli anni 60.

Da qui devio leggermente dal percorso per visitar il secondo castello della giornata: Chateau Montmayeur è in realtà il rudere di due torri posizionate su vertiginoso sperone di roccia. 

Questo punto è così secco e assolato che la vegetazione è identica alla macchia mediterranea, e anche il profumo della vegetazione ricorda le scogliere del Tirreno.

Chateau Montmayeur

Riprendo il cammino e continuo a salire fino a raggiungere Les Combes, una minuscola frazione a circa 1300 m di quota, al centro di una luminosa radura.

La località è famosa per essere stata la sede di villeggiatura estiva di Papa Giovanni Paolo II: le sue visite sono celebrate da una piccola piazza circolare e dalla casa museo a lui dedicata.

Les Combes

Mi fermo qui per più di un’ora a godermi la quiete totale, e capisco perché il papà avesse scelto questo punto così remoto!

Dopo la piacevolissima sosta a Les Combes, proseguo in salita per altri 200 m per attraverso una ombreggiata ma ripida pineta, e raggiungo un punto da cui si apre all’improvviso una meravigliosa vista sul Monte Bianco.

Il Monte Bianco

Da qui una ripida discesa mi porta a Introd, dove alloggio in un bellissimo Chambres d’Hôtes dove chiacchiero a lungo con il gestore Riccardo sulle meraviglie da scoprire nei prossimi giorni.

PartenzaLeverogne (786 m)
ArrivoIntrod (915 m)
Dislivello+993 m -874 m
Lunghezza15,8 km
Tempo4 ore 20 minuti

Giorno 5: da Introd a Villeneuve

La parola chiave del percorso di oggi è stata “natura“: mi sono allontanato dalla valle della Dora e mi sono inoltrato le valli di Rhêmes e la Valsavarenche.

Le due valli sono divise dal promontorio del Mont Ruppet, ed entrambe sono percorse da dei torrenti che le hanno scavate.

Il percorso del cammino Balteo prevedeva di percorrere l’andata e il ritorno accanto ai torrenti, con un percorso a forma di W.

Ho deciso invece di movimentare un po’ la tappa, passando da una valle all’altra scavalcando il monte che le separa.

Ho lasciato quindi Introd, non prima di aver attraversato il suo ponte di pietra sotto il quale scorre un impressionante abisso di oltre 80 m.

Il ponte di Introd

Mi inoltro nella valle di Rhêmes costeggiando il fiume, e dopo circa 5 km attraverso un bel ponte romano: da qui inizio a salire in direzione del Petit Mont Blanc.

La salita, di 800 m di dislivello, si svolge tutta in un fresco bosco di larici.

Quando arrivo alla sommità, a circa 1900 m di quota, il panorama si apre a sud-est con una vista maestosa sul gruppo del Gran Paradiso.

Da questo punto inizia una lunga discesa, sul versante orientale dove il bosco è meno fitto e il sole, oggi particolarmente caldo, si fa sentire. Per fortuna la vista sulle cime innevate mi accompagna e mi rinfresca.

Raggiunto il fondo della Valsavarenche, inizia per me un lungo tratto di trasferimento che mi fa risalire il torrente Savara fino al villaggio di Chevrère.

Qui posso passare sull’altro versante e ridiscendere verso la Dora Baltea, fino a Villeneuve e la vicina località di Saint-Pierre dove ho prenotato un albergo per stasera.

L’arrivo a Villeneuve mi sorprende con l’impetuosità della Dora Baltea e con il Chatel Argent.

Chatel Argent

Nella tappa di oggi ho apprezzato gli aspetti naturali della vegetazione alle diverse quote, e la quiete delle valli interne.

PartenzaIntrod (864 m)
ArrivoSaint-Pierre (737 m) 
Dislivello+1337 m -1471 m
Quota massima1995 m
Lunghezza26,6 km
Tempo6 ore 27 minuti

Giorno 6: da Villeneuve a Aymavilles

Anche oggi lascio la valle principale per esplorare una delle valli laterali del versante sud, la valle di Cogne.

Man mano che mi inoltro nella valle, noto che il canyon scavato dal torrente Gran Eyvia si va sempre più profondo e le pareti della valle diventano più scoscese.

Il sentiero taglia il versante orientale e dall’alto il torrente scompare in basso.

Un passaggio particolare di questo sentiero è attraverso una galleria che passa alle spalle di una cascata!

La meta successiva del mio percorso è il ponte dell’acquedotto romano di Pont d’Ael, che scavalca il Gran Eyvia collegando i lati di una profondissima e impressionante gola.

Il ponte, costruito nel 3 a.C., serviva per trasportare l’acqua per l’irrigazione e per il lavaggio dei minerali estratti dalle vicine miniere.

Attraverso il ponte camminando sul piano sui cui scorreva l’acqua, e poi ne visito il passaggio interno, realizzato per l’ispezione e la manutenzione.

Trovo impressionante la precisione e la solidità dell’opera, che dopo oltre due millenni non mostra alcuno segno di degrado.

Da Pont d’Ael inizio una salita che, in circa 400 m di dislivello, mi porta al villaggio di Ozein. 

Questo tratto è particolarmente arido, la vegetazione alterna un rado bosco a bassa macchia: il particolare clima crea l’habitat ideale per ben 96 specie di farfalle!

A 1400 m di quota raggiungo il villaggio di Ozein e il paesaggio si apre infine in verdi e assolati pascoli. 

Il villaggio di Ozein

Da qui ridiscendo rapidamente verso la valle principale, e l’arrivo a Aymavilles è preannunciato dai primi vigneti.

I vigneti gli Aymavilles

Al centro di Aymavilles si trova un meraviglioso castello caratterizzato da quattro torri angolari, trasformato nel XVIII secolo in un’elegante residenza signorile.

Scopro con piacere che, dopo una chiusura per restauro di quasi 20 anni, proprio domattina riaprirà al pubblico: un’occasione fortunata che non mi lascerò sfuggire!

PartenzaVilleneuve (712 m)
ArrivoAymavilles (772 m)
Dislivello+ 932 m – 874 m
Quota massima1396 m
Lunghezza16,5 km
Tempo3 ore 47 minuti

Quella di oggi è stata l’ultima tappa del mio cammino Balteo; purtroppo questa magnifica avventura si conclude, ma anche oggi la Valle D’Aosta mi ha sorpreso con nuove e inaspettate meraviglie!

Ad Aymavilles proprio stamattina, dopo 21 anni di chiusura, ha riaperto alle visite il castello: un’occasione imperdibile!

Il castello di Aymavilles ha una storia che è la metafora della valle stessa; attraverso i secoli si è trasformato e ha assunto diverse identità, da tipica roccaforte medievale fino a signorile residenza settecentesca.

Il castello di Aymavilles

Oggi riapre, splendidamente restaurato, e permette di ammirare sia gli eleganti arredi sia le interessanti collezioni che raccontano la storia della valle, dai reperti archeologici a quelli romani fino alle armi medievali.

Dopo la visita al castello di Aymavilles, riprendo il cammino per l’ultima tappa. 

Il percorso di oggi è breve e non impegnativo: procedo a mezza costa, alternando bosco e vigneti, e man mano che mi avvicino ad Aosta i pascoli lasciano posto a rigogliosi vigneti.

L’ultima meraviglia che incontro è la riserva naturale Côte de Gargantua, uno sperone che si innalza sul fondo della valle, costituito da detriti morenici: accumuli di rocce sbriciolate lasciate dal ghiacciaio al suo ritiro.

La composizione del terreno e l’esposizione assolata rendono l’ambiente arido, e la vegetazione che la ricopre è di tipo mediterraneo.

Superata la riserva naturale, non mi resta che salutare i sentieri di montagna e scendere verso la città di Aosta.

Prima di prendere il treno che mi riporterà a casa, mi fermo un ultimo momento presso il Foro Romano per festeggiare questa meravigliosa avventura con un hamburger e un’ottima birra artigianale.

Appuntamento a domani per un ultimo post con le mie riflessioni su questa straordinaria esperienza!

PartenzaAymavilles (643 m)
ArrivoAosta (583 m) 
Dislivello+ 453 m – 580 m
Lunghezza11,4 km
Tempo2 ore 38 minuti

Che cosa mi ha insegnato una settimana di cammino

Durante questa straordinaria esperienza di 7 giorni di cammino in solitaria ho avuto l’opportunità di riflettere molto, e voglio condividere due riflessioni, su due piano distinti.

La prima riguarda il nostro rapporto con il territorio e l’ambiente di montagna. 

Il fascino della montagna è spesso associato al concetto di “alta” montagna, di conquista di una vetta. 

Il trasferimento sulle strade che ci portano più vicino possibile all’attacco del sentiero è vissuto come un “prezzo da pagare”, da percorrere in auto il più in fretta possibile per non perdere tempo e raggiungere il prima possibile l’inizio della propria avventura. 

Tutto ciò che c’è tra la pianura e la partenza dei sentieri alti viene sorvolato distrattamente, intravisto dal finestrino dell’auto.

Ma quasi tutta la vita di chi la montagna la abita si svolge in questa fascia, tra il fondovalle e ai boschi di media montagna.

Il senso del Cammino Balteo è proprio di far scoprire questo mondo “sconosciuto”,  dando l’occasione di percorrerlo lentamente, a piedi.

Si scopre così un universo di vigneti, castelli, villaggi, canali e ponti in pietra, non meno affascinanti del mondo di alta quota.

E il percorrerlo a piedi, con la lentezza che questo comporta, mi ha fatto entrare profondamente in contatto con un ambiente, con una realtà che è quasi sempre invisibile. 

Il cammino è stato l’occasione per una conoscenza più profonda.

La seconda riflessione riguarda la solitudine.

L’idea di trascorrere 7 giorni fuori dalle abituali relazioni interpersonali può sembrare strano; immagino che alcune persone possano anche provare un senso di disagio a trovarsi in solitudine.

Soprattutto all’inizio, la solitudine può essere spiazzante, perché non siamo abituati agli spazi vuoti – sia dell’ambiente, sia della mente.

Personalmente apprezzo molto la quiete, quindi per me è stato un piacere “spegnere” gli stimoli esterni, almeno per un po’ di tempo.

Camminare nel silenzio è stata l’occasione per riflettere su fatti, opinioni, possibilità… cosa che rarissimamente possiamo fare durante le giornate piene di impegni e ritmi serrati.

Consiglio a tutti di provare questo tipo di l’esperienza – non necessariamente camminando in montagna! – ma qualunque occasione di staccare dalla rincorsa quotidiana: può essere un’occasione di crescita!

Che cosa riporto a casa da questo cammino? Oltre alla conoscenza di un ambiente naturale e umano che prima conoscevo poco, anche una rinnovata calma ed energia

Ora la sfida ora sarà concretizzare l’energia e le idee nella vita di tutti i giorni!